giovedì 11 marzo 2010

VERBA VOLANT, SCRIPTA MANENT!

Ecco punto per punto lo smascheramento di una ennesima cialtroneria del Berlusca...
1. RESPONSABILITÀ
BERLUSCONI: "In quello che è accaduto non vi è stata alcuna responsabilità riconducibile ai
nostri dirigenti e ai nostri funzionari".
PELLEGRINO: "I loro rappresentanti non hanno mai chiesto di presentare la lista nel termine
fissato dalla legge e cioè entro le ore 12 del 27 febbraio. Questo risulta accertato in atti dei
carabinieri e di altri pubblici funzionari che fanno fede sino a querela di falso. Non l'abbiano fatto
perché distratti o perché si contendevano documenti fondamentali, non è rilevante ai fini
dell'accertamento della verità".

2. LO SCATOLONE
BERLUSCONI: "Ore 11,40, i rappresentanti di lista del Pdl Giorgio Polesi e Alfredo Milioni
arrivano nella cancelleria con lo scatolone, come confermano tre testimoni".
PELLEGRINO: "In realtà i testimoni potrebbero essere anche mille. Il punto è che persino lo
"scatolone" che hanno depositato l'altro ieri non contiene la documentazione fondamentale per
presentare una qualsiasi lista. Mancano l'atto principale che attribuisce poteri ai presentatori, le
accettazioni delle candidature e le dichiarazioni di collegamento con una lista regionale. E ancora, i
simboli e l'autorizzazione ad utilizzarli. Per questo la documentazione nello scatolone allora non fu
presentata nel termine richiesto e lunedì scorso non è stata accettata".

3. SALA ANGUSTA E GAZZARRA
BERLUSCONI: "Ore 12,30. Milioni raggiunge Polesi in fila, con l'obiettivo di dare il cambio al
collega, dato che la sala angusta non consentiva la permanenza di entrambi. Non appena i due sono
insieme davanti alla porta della cancelleria, da parte dei rappresentanti di altre liste, in particolare
dai Radicali, viene inscenata una gazzarra con la scusa che fosse in corso un atto illegittimo di
manomissione delle liste".
PELLEGRINO: "La sala d'attesa era molto ampia (circa 80 mq). Al Tar abbiamo depositato anche
le foto. La zona delimitata ha assolto la semplice necessità di non confondere eventuali
inammissibili ritardatari con i presentatori in regola. La cosiddetta gazzarra, quindi, è stata
semplicemente dovuta al tentativo dei rappresentanti del Pdl di confondersi con gli altri dopo le
12,30".

4. MANOMISSIONE
BERLUSCONI: "La manomissione delle liste è materialmente impossibile, poiché ogni modifica
avrebbe dovuto riguardare i 248 atti separati, prestampati a macchina, e contenuti nel contenitore".
PELLEGRINO: "In realtà i punti sono due. Vi è stato oggettivamente il tempo di modificare i
contenuti dello scatolone ben oltre il termine di legge. E comunque nello scatolone non c'erano i
documenti fondamentali. Perché dovrebbero avere l'indebito vantaggio di depositarli ora?
Nemmeno in un'elezione condominiale sarebbe consentito".

5. PARAPIGLIA
BERLUSCONI: "Ore 12,40. A seguito del parapiglia i delegati vengono costretti a spostarsi di
qualche metro e viene loro impedito, dai radicali sdraiati per terra, di tornare alla documentazione
lasciata dietro la porta della cancelleria. Milioni e Polesi chiedono l'intervento del magistrato e il
presidente dell'Ufficio centrale circoscrizionale, dottor Durante, appoggiato dal giudice Anna
Argento, anziché ristabilire l'ordine, decide di escluderli".
PELLEGRINO: "Ma i termini sono già ampliamenti scaduti. Ai delegati del Pdl viene solo
impedito, da parte dei magistrati, di confondersi con coloro che tempestivamente avevano chiesto
l'ammissione della lista. Se i pubblici ufficiali lo avessero permesso, avrebbero commesso un
illecito. Il presidente del Consiglio avrebbe dovuto piuttosto lodarli".

6. ACCETTAZIONE TARDIVA
BERLUSCONI: "Ore 14. Il responsabile nazionale elettorale del Pdl, Ignazio Abrignani, tenta
inutilmente di far accettare comunque dall'Ufficio la presentazione della lista, anche con tutte le
riserve del caso. Il prefetto informa Abrignani di aver avuto dal presidente Durante precisa
assicurazione che tutto sarebbe stato sanato a seguito di un ricorso".
PELLEGRINO: "Abrignani non aveva titolo a chiedere alcunché, non essendo presentatore. In
ogni caso, il deposito tardivo sarebbe irrilevante ai fini dell'ammissione che comunque doveva
essere negata. Quindi, pur se accertate, le violenze o irregolarità denunciate dal Pdl dopo le 12.30
non incidono sulla piena regolarità delle elezioni. I riferimenti al prefetto non sono in grado di
verificarli e comunque sono anch'essi irrilevanti. I termini erano scaduti".

7. I CARABINIERI
BERLUSCONI: "Ore 17,40. Lo scatolone viene consegnato ai carabinieri, ma la verbalizzazione
da parte dei delegati presso i carabinieri si protrae fino alle 19,30 e solo allora viene redatto il
verbale. È privo di ogni fondamento il rilievo fatto dal Tar circa il tempo intercorso fra il
prelevamento dei documenti presso la cancelleria e l'arrivo presso il comando dei carabinieri".
PELLEGRINO: "Lo scatolone è rimasto incustodito pure in precedenza, fino alle 14. I carabinieri
hanno verbalizzato che la consegna a loro è avvenuta alle 19,30. E non alle 17,40, come sostiene il
presidente Berlusconi. In ogni caso, come accertato definitivamente dall'ufficio elettorale, nel plico
non c'erano gli atti fondamentali e questo sgombra il campo da ogni questione".

8. MARCHIANO ERRORE
BERLUSCONI: "La documentazione ripresentata all'Ufficio elettorale lunedì 8 marzo è la stessa
che era in possesso dei delegati del Pdl all'ingresso in tribunale. È stato frutto di un marchiano
errore da parte dell'Ufficio circoscrizionale il non aver registrato gli arrivi entro le ore 12 dei
presentatori delle liste in attesa".
PELLEGRINO: "L'unica documentazione sulla quale vi è un minimo di certezza che il
pomeriggio del 27 fosse presso il tribunale, è quella contenuta nello scatolone che lunedì è stato
aperto. Gli uffici sono tenuti a ricevere le liste nei termini di legge da parte di chi lo chieda. E non
certo a registrare le presenze di chi agli uffici non si rivolge affatto".

9. IL DECRETO
BERLUSCONI: "I rilievi del Tar sono privi di pregio in relazione all'inapplicabilità del decreto
legge interpretativo, dato che la norma regionale del Lazio richiama espressamente la norma
nazionale oggetto dello stesso decreto".
PELLEGRINO: "Lo stesso presidente Berlusconi ha evidenziato come nove regioni italiane hanno
una disciplina del procedimento elettorale meno formalista con riguardo alle firme. È la conferma
della prevalenza della disciplina regionale come del resto la Corte costituzionale ha più volte
ribadito. Peraltro, non applicare il decreto vuol dire salvaguardare le elezioni che verrebbero
altrimenti travolte dall'accoglimento dei ricorsi proposti dalla Regioni".

10. IL NO DEL TAR
BERLUSCONI: "Il decreto legge andava in concreto applicato dal Tar, secondo la successiva
interpretazione autentica".
PELLEGRINO: "Credo lo dica come parte in causa, in quanto come capo del governo sarà
sicuramente fiero del fatto che nemmeno il decreto abbia "salvato" la lista: altrimenti la norma
manifesterebbe l'ulteriore incostituzionalità di non essere generale e astratta ma scritta ad hoc,
peggio ancora per una lista del partito del premier. Inoltre, il capo dello Stato non avrebbe mai
firmato una norma dettagliatamente forgiata per attribuire un vantaggio ad una specifica parte. Per
questo, la pronuncia del Tar non smentisce affatto anzi conforta il presidente della Repubblica".
MEDITATE ELETTORI, MEDITATE!...

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